Meta Turismo: intervista a Simone Puorto

Meta Turismo

Come il Metaverso sta cambiando il mondo del Travel.

NOTE sull’ intervistato: Simone Puorto è giornalista specializzato in travel tech, podcaster, consulente, autore di due best seller sull’hotel marketing, scrittore per i principali blog di settore, docente MBA, Advisory Board Member per BWG Strategy, fondatore e CEO dello studio di consulenza Travel Singularity, CMO per TelltheHotel e co-fondatore di FunnelTV. Si definisce “Futurista Rinascimentale,” è sostenitore di valori post-umani, anti-specisti e transumanisti, come il biohacking, i diritti dei cyborg e degli animali.

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Simone, il mese scorso hai organizzato il primo evento di travel e hospitality nel metaverso. Ci dici qualcosa in più?

Tutto è iniziato con una chiacchierata insieme a tre-quattro colleghi appassionati, come me, di tecnologia e, prima di rendermene conto, sono finito con un evento di dieci ore e quasi trenta speaker provenienti da tutto il mondo. Per mesi, insieme a Henri Roelings, fondatore di Hospitality Net e mio amico personale, abbiamo lavorato in segreto al progetto (battezzato “HN meta meetup“). È stato stimolante, ma anche particolarmente complesso dal punto di vista logistico. Organizzo eventi (fisici e virtuali) dal 2013, ma questo ha richiesto almeno il doppio delle energie rispetto a un evento nel mondo reale. Le trattative con il proprietario della location che ho scelto per l’evento, in questo caso Trinità dei monti nella Roma metaversica, sono state veramente un incubo, ma sono molto molto contento del risultato. Nei prossimi giorni, forse quando questa intervista verrà pubblicata, rilasceremo anche degli NFT commemorativi per ogni speaker, insieme a 50 NFT estratti a sorti tra alcuni fortunati partecipanti. Al momento non posso dirti molto di più ma prima di settembre ti darò altre news in ambito metaversico.

Alcuni addetti ai lavori guardano con sospetto al metaverso e alla tecnologia in generale. Cosa ne pensi?

Nell’hospitality, anche la minima allusione concetti come singolarità tecnologica, metaversi o intelligenza artificiale viene percepita come un’eresia. È mia opinione che questo sentimento sia causato da un pregiudizio atavico che gli esseri umani hanno nei confronti della tecnologia. È indicativo, a tal proposito, come il più famoso test per valutare l’intelligenza di una macchina, il Test di Turing, sia paradossalmente antropocentrico: stando a esso, si può determinare se una macchina sia o meno una macchina solo confrontandola direttamente con un essere umano, il quale rimane il termine ultimo di paragone. Gli esseri umani sono ossessionati da loro stessi. Il filosofo Günther Anders parla di una vergona prometeica, ovvero quel sentimento che proviamo quando ci vediamo superati dalle nostre stesse invenzioni in un rapporto asincrono con quella tecnologia di cui noi stessi siamo creatori. Ma alla fine si tratta di semplice tecno-darwinismo; tutta la tecnologia che semplifica o migliora la vita degli esseri umani viene adottata dalla massa, non vi sono eccezioni, che si tratti del fuoco, della ruota, dell’iPhone o del metaverso.

"Nei metaversi, non ci sono distanze, in quanto la nozione stessa di spazio non ha senso in un ambiente virtuale. "

E nello specifico del metaverso?

Il Metaverso è, almeno semanticamente, l’opposto del turismo. Il Cambridge Dictionary definisce il viaggio come “l’atto di muoversi, di solito su una lunga distanza“. Ma, nei metaversi, non ci sono distanze, in quanto la nozione stessa di spazio non ha senso in un ambiente virtuale. Ecco perché la maggior parte degli addetti ai lavori è ancora scettica sulle possibili meta-applicazioni nel settore. Se rimuovi una parte essenziale (la distanza) dall’equazione di viaggio, rimane solo il movimento. E anche la domanda: viaggiare senza distanza, è ancora viaggiare? O è qualcos’altro? È una domanda legittima. Tuttavia, difficilmente il metaturismo sostituirà quello fisico, ma giocherà sicuramente un ruolo. Attualmente noi scegliamo un Hotel basando la nostra decisione su foto, video, recensioni. La maggior parte dei metaversi di viaggio fornisce già oggi un’esperienza molto più coinvolgente, senza attriti, consentendo agli utenti di pre-visitare per esempio una destinazione, prenotare una stanza o un tavolo al ristorante da visore, e infine vivere l’esperienza nel mondo fisico. Ora nessuna immagine statica, nessun video in due dimensioni, nessun sito web, sarà mai in grado di fornire qualcosa di simile. Pensa ad app come National Geographic Explore VR, Wander, Brink Traveler. L’internet incarnato è un territorio vergine per il nostro settore, e stiamo soltanto scalfendo la superficie della tecnologia. Basterebbe che Google Maps decidesse di creare un metaverso, che duplicasse il mondo reale, e la velocità di adozione esploderebbe.

In un tuo intervento hai parlato di metaturismo e turismo sostenibile. Puoi dirmi di più?

Il nostro settore è un cancro per l’ambiente e non possiamo più nasconderci dietro un dito. Il concetto stesso di sostenibilità turistica, perlomeno nell’accezione politichese del termine, mi sembra un ossimoro o un modo vile per pulirsi la coscienza. Secondo il Journal Nature Climate Change, il turismo è responsabile dell’8% delle emissioni di anidride carbonica dell’economia globale, 21% del quale è attribuibile esclusivamente ai consumi energetici degli alberghi. Trovare alternative praticabili a un settore così tossico non è solo auspicabile a questo punto; è obbligatorio. E il passaggio a un’ibridazione di viaggio fisico/virtuale potrebbe essere un buon punto di partenza. 

Sembra che quest'anno tutti, nel travel, parlino di metaverso. Perché, secondo te?

Una ricerca IDC ha dimostrato che il mercato mondiale di visori per realtà aumentata e virtuale è cresciuto del 92,1% l’anno scorso. Inoltre, secondo Bloomberg, il Metaverso potrebbe diventare rapidamente un mercato da 800 miliardi di dollari (200 in più rispetto alle dimensioni dell’intero mercato dell’industria dei viaggi). In parte è hype, ma la nozione centrale di viaggio potrebbe trasformarsi in modi che possiamo solo intravedere oggi. Pensa a come è cambiata negli anni la connotazione della parola “amico”. Fino al 2004, un amico era una persona fisica con cui uscivi nella vita reale. Dopo Facebook, il termine è diventato anche sinonimo di “connessione virtuale”, qualcuno con cui potresti non aver mai scambiato una singola parola. Chissà che cosa significherà allora viaggiare tra 10/15 anni; possiamo solo speculare ma almeno in teoria le applicazioni del metaturismo sono illimitate. Vuoi visitare Atlantide nell’antica Roma o Marte? Puoi viaggiare nel tempo e nello spazio e sperimentare qualcosa che non esiste più nel mondo fisico. I M.I.C.E. organizer potranno ispezionare la sala riunioni 2 settimane prima del congresso vero e proprio, visitandola virtualmente. Il metaverso potrebbe aiutare anche tutte quelle persone a mobilità ridotta, a fare quella crociera che hanno sempre sognato. O permettere alle classi meno abbienti di viaggiare, democratizzando di fatto un settore altamente elitario e antidemocratico, e anche un pò snob, come il nostro.

Ti ho sentito dire che non è corretto parlare di metaverso al singolare, ma che si dovrebbe parlare di metaversi, sempre al plurale. Cosa intendi?

Ci sono oltre 150 aziende metaversiche che operano oggi. Senza standard condivisi e comuni, possono diventare rapidamente silos chiusi, limitando la navigazione degli utenti a un’unica piattaforma invece di consentirgli di navigare liberamente attraverso più mondi virtuali. Potresti avere un hotel in Spatial, ma lo stesso hotel potrebbe non essere accessibile su Horizon, per esempio. Ecco perché non mi piace parlare di Metaverso, perché non esiste una cosa del genere. Ci sono più Metaversi. Se e come interagiranno tra loro, in questa fase, non è altro che speculazione e la mancanza di interoperabilità crea sicuramente delle sfide complesse per l’adozione di massa del Metaverso, non solo nel nostro settore. Io mi trovo in parte d’accordo con Andrea Daniele Signorelli quando intitola un piccante articolo di Wild uscito pochi giorni fa “Il Metaverso non esiste” e spiega come il termine oggi indichi in molti casi solo una mera operazione di marketing. Diciamo che l’idea originaria di un metaverso unico e interoperabile, una specie di internet immersivo, sebbene suggestiva, è difficilmente attuabile. Più facile è prevedere che avremo 5/6 metaversi mainstream così come oggi abbiamo 5/6 social network mainstream. Ecco se dovessi fare un paragone i metaversi sono più simili ai social che al world wide web. Ce ne sarà uno per lavorare, uno per incontrare gli amici, uno per gli incontri galanti  e così via. La vera sfida oggi è capire quali e quante di queste 150 aziende metaversiche sopravviverà alla prima bolla.

Marco Rossi

Consulente per piccole Strutture Ricettive